Sabato, 23 Novembre 2024

“Del doman non v’è certezza”

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“Del doman non v’è certezza” è un verso della Canzona di Bacco, composta da Lorenzo de’ Medici, detto il Magnifico, in occasione del carnevale del 1490.

Più attuale che mai. Il parallelo è bello che fatto.

In effetti, oggi, la situazione politica italiana un po' farsesca e a tratti tragicomica, ricorda un baccanale o, ancor meglio uno psicodramma partenopeo.

Siamo davanti all’ennesima boutade di Renzi, che, con la sua ciondolante andatura riesce a tenere in scacco l’avvocato di Voltura Appula (una delle più grandi anomalie della storia italiana).

Non fosse per la situazione nella quale versa il nostro Belpaese e, ovviamente, tutti noi, bisognerebbe, per qualche giorno spegnere le sirene del tubo catodico, per accorgersi e vedere germinare dall’humus del nulla le conseguenze di questa crisi.

Vi chiedere quali. Giusto. Nessuna.

Perché dopo l’Italia del Berlusconismo e arrivata la parodia renziana che ha portato con sé una teoria incontrovertibile secondo la quale se tu invochi la “crisi di governo”, prontamente tutta la pletora di parlamentari del girone “timorati di Dio” si precipita al capezzale del Presidente per chiedere l’indulgenza.

Tra tiri alla fune e testoteroniche scenate, i “pontisti”( così si chiamano oggi quelli che cercano di non far calare troppo le braghe al malcapitato di turno) lavorano alacremente per dare un colpo alla botte e un colpo al cerchio, così da mantenere quello status quo che consentirà almeno di raggiungere la fine del mandato. Le conseguenze poi che ne deriveranno, per l’Italia, saranno un elemento in subordine alle logiche di potere. Tanto per ora, non si vota.

Ad ogni modo lo spauracchio non è ancora scongiurato e si attende il – probabile – consiglio dei Ministri di questa sera, nel quale lo scaltro Conte attende la resa dei conti per snidare “Un guitto che si agita un’ora sul palcoscenico. E poi tace per sempre”.