L’uscita di Grillo di rinviare il voto sulla piattaforma e di vincolarlo ad alcune garanzie di Draghi la dice lunga sulla situazione pantastellata.
Ma cosa è cambiato nel mondo 5stelle? Sono rimasti spiazzati da Salvini! Lo scaltro Matteo di Milano, con la mossa di appoggiare il governo Draghi senza quasi porre condizioni ha ampliato moltissimo la maggioranza parlamentare e ciò ha messo in crisi i 5stelle che pensavano di poter essere gli azionisti di maggioranza (parlamentare) del nuovo esecutivo. Con la presenza leghista i 5stelle non sono più indispensabili e ciò ne ha diminuito il potere di richiesta e di porre condizioni.
Va poi aggiunto che Draghi ha chiaramente fatto capire che l’esecutivo avrà un profilo tecnico con elevate competenze e per i 5stelle, abituati ad aver portato le forze politiche a giocare nel loro campo, ovvero quello dell’incompetenza, doversi confrontare con Ministri competenti è una sfida ardua.
In più la partita di confronto non sarà nelle camere di palazzo Chigi, come accaduto negli ultimi due anni e mezzo, con continue mediazioni sui provvedimenti che poi venivano riscritti dai funzionari ministeriali, ma dentro le aule parlamentari, con proposte di legge, emendamenti, ecc. che dovranno essere vergati dai parlamentari 5stelle, di cui Ciampolillo e Toninelli sono fulgidi esempi.
Tuttavia Draghi sembra non voglia fare a meno di Di Maio, Crimi e compagnia, ed ha i suoi buoni motivi. La scelta di Salvini ha allargato la maggioranza e ciò ha aiutato non poco il premier incaricato, ma al contempo se i grillini non salissero sul carro, il Governo nelle aule dipenderebbe molto dai voti leghisti e la Lega ha più di un parlamentare capace di scrivere emendamenti sensati ai provvedimenti governativi non graditi a Salvini.
Con tutti dentro, sarebbe difficile governarli, ma al contempo le richieste dell’una e dell’altra parte si eliderebbero a vicenda. Senza i 5 stelle Draghi dovrà tener conto di una maggioranza numerica parlamentare più di centrodestra e ciò influirà sulle politiche governative. Da qui il motivo per cui spera che i 5stelle non facciano saltare il banco.
Alla fine in questo contesto Salvini, dopo un anno e mezzo di errori, dalla caduta del primo governo Conte e dalle regionali in Emilia, ha fatto una mossa che sta minando la coalizione e l’unione PD-LEU-5Stelle ed è divenuto punto di equilibrio per il futuro governo Draghi.
Vedremo come andrà con la piattaforma, ma la base grillina al momento è con Dibba, più che con Giggino, sempre che l’algoritmo non cambi i risultati.