Solo una questione di prezzo. Quello di Renzi è modesto, quello dell’Italia stracciato. È abitudine dei principali leader mondiali, quindi non Renzi, cessati gli incarichi istituzionali e politici, davvero però, diventare conferenzieri e lobbisti lautamente pagati per mettere a disposizione di cause più o meno nobili relazioni e competenze.
Lo fanno i presidenti americani, lo ha fatto il cancelliere tedesco Schroder o il primo ministro inglese Blair. Tutta gente che però non partecipa più a nessuna elezione, non siede in assemblee elettive e non partecipa più a nessun governo.
Renzi invece, leader insignificante di un partito insignificante e senatore insignificante in una maggioranza dove è considerato insignificante, si divide tra le consultazioni per il nuovo governo e le marchette per l’Arabia Saudita.
Del merito sui sauditi in questo ragionamento non importa: potrebbero essere loro, i cinesi, gli americani o gli svizzeri. O anche solo un’azienda internazionale o multinazionale. Per 80 mila euro a riunione e un jet privato a disposizione per andare e tornare, Renzi fa il lobbista dei califfi con un inglese parodistico e una mimica da Arlecchino servo di due padroni.
Poi torna e ci parla dei suoi consigli a Mattarella per il nuovo governo, nell’interesse nazionale naturalmente, con il Presidente della Repubblica costretto dalla Costituzione ad ascoltarlo. In un paese normale, non una repubblica delle banane, un politico così verrebbe fatto sparire dalla circolazione. Uno che si fa pagare da interessi esteri per esprimere idee e spingere progetti quando è ancora in carica seppure con poca influenza verrebbe messo alla porta e il Quirinale neanche dovrebbe riceverlo per un caffé.
Una volta ricordo la sinistra diceva che ci avrebbe portato un paese normale. Non mi pare, il fondo ormai lo abbiamo sfondato. Dopo 20 anni senza neppure aver risolto il conflitto di interessi di Berlusconi, ora siamo in svendita al miglior offerente per gli interessi di un megalomano qualunque, un ciccio-bombo-cannoniere (cit) come tanti. Altro che sovranità, provo forte un senso di vergogna.