Il Premier Conte, ha deciso di incontrare questa mattina - 26 gennaio 2021 (ndr)- il capo dello Stato, Sergio Mattarella, per rassegnare le dimissioni, dopo avere riunito il Consiglio dei Ministri.
Si mette così un punto sulla crisi nata da contrasti fra i partiti della coalizione di governo che non è stata sancita da un voto di sfiducia.
Conte, comunicando a voce al capo dello Stato le sue intenzioni ha innescato il meccanismo che dovrà portare alla soluzione della crisi. Ma il presidente della Repubblica, come da prassi, non ha firmato il decreto di accettazione delle dimissioni, che dovrà essere controfirmato dallo stesso premier- Dunque il governo, per il momento, rimane in carica per il disbrigo degli affari correnti. Questo per la semplice previsione che un Paese non può restare senza un governo.
Si apre ora la fase delle consultazioni.
L’obiettivo di Conte è quello di ripetere l’esperienza appena terminata, aggiungendo alle fila della ex maggioranza giallo/rossa, almeno quindici costruttori.
Zingaretti continua a chiedere “una maggioranza stabile” che possa arrivare a fine legislatura (2023) e riaprire il dialogo con Italia viva (che ha aperto la crisi di Governo).
Sul rapporto tra Italia Viva, il premier Conte non ha chiuso la porta ma si affida alla prima carica dello Stato: nel momento in cui si avvieranno le consultazioni sarà Sergio Mattarella ( Presidente della Repubblica Italiana) a esprimersi.
Il Pd, il Movimento 5 stelle e Leu si sono schierati a fianco dell’oramai ex Presidente dei Consiglio.
Conte è convinto che i numeri ci siano e che la quarta gamba possa essere in grado di sostenere il peso di una nuova maggioranza. Si vocifera che se Renzi vorrà essere della partita potrà anche farlo, ma non più da una posizione di forza. Le incognite sul dopo-dimissioni restano.
Il centrodestra oggi è tornato a riunirsi di nuovo di ricompattare i parlamentari.
Silvio Berlusconi (Leader Forza Italia) ha respinto gli assalti e detto no a un nuovo governo guidato da Conte, potrebbe aprire a un esecutivo di unità nazionale ma il convincimento anche nella Lega e in FI è che l'ex premier non cederà, nonostante ci sia un lavorio in corso dei pontieri su alcuni esponenti forzisti.
La prospettiva di un governo di salvezza nazionale prevede una squadra nuova di zecca. C’è da accontentare il gruppo dei costruttori, che vogliono almeno tre ministri, e naturalmente Italia Viva, che non rientra gratis.
E ci sono da cambiare molte pedine, considerate di scarso rendimento o sacrificate negli equilibri delle correnti.
Il primo a saltare sarebbe il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, inviso a Iv, ma anche a diversi esponenti del Pd e dei 5 Stelle, oltre che ai costruttori. Via anche Nunzia Catalfo e Riccardo Fraccaro. Il Pd potrebbe entrare con Andrea Orlando, Andrea Marcucci (al posto della Catalfo) e Graziano Delrio (al posto della De Micheli). In entrata Stefano Buffagni (al posto di Fraccaro) e Giancarlo Cancelleri. E poi, naturalmente i costruttori. Chissà se, in nome della salvezza nazionale, il Pd accetterebbe la Binetti alla Famiglia, come si vocifera.