Al termine del semestre europeo a presidenza tedesca, la Cancelliera conta i suoi successi mentre l’Europa si interroga sulla strada che ha inevitabilmente intrapreso.
Il 31 dicembre si è chiuso il semestre di presidenza del Consiglio europeo della Germania, il secondo sotto la guida di Angela Merkel. Tra pandemia, sovranismi e scetticismi, la Cancelliera tedesca si è destreggiata con abilità diplomatica e visione politica nell’ennesimo periodo di crisi per l’Europa, inanellando una serie di successi conseguiti sotto la sua regia. Dall’intesa sui fondi del Next Generation EU fino all’accordo sul post brexit, Frau Merkel si conferma un leader caparbio e autorevole, in grado di dare all’Europa visione e strategia, elementi che sono mancati nelle crisi del decennio precedente.
“Insieme per la ripresa dell’Europea” è stato lo slogan scelto dalla Germania per orientare le iniziative del semestre che, in effetti, si sono concentrate sul recupero delle risorse necessarie a finanziarie i programmi straordinari quali il Next Generation Eu, contenitore del più noto Recovery Fund. Gli incidenti di percorso - dall’opposizione iniziale di Olanda e Austria fino al veto al bilancio UE di Polonia e di Ungheria sulla clausola dello stato di diritto - sono stati superati con un mix di determinazione e diplomazia, abilità indiscusse del leader tedesco. L’Italia figura certamente tra i Paesi che più beneficiano delle risorse, ordinarie e straordinarie, messe a disposizione: 209 miliardi di euro solo per il Next Generation EU e 37,3 miliardi di fondi strutturali sul pluriennale 2021-2027 (5 miliardi in più rispetto al settennio precedente). Un risultato conseguito non tanto per l’abilità dei negoziatori italiani, bensì grazie allo sforzo tedesco che, nell’assecondare le richieste del partner d’oltralpe, ha consentito di smorzare un crescente euroscetticismo.
L’accordo sul post Brexit e l’Accordo sugli investimenti tra Cina e UE sono le ultime due iniziative chiuse durante la presidenza tedesca. Il “divorzio amichevole”, come è stato definito dal Financial Times, ha evitato un’uscita senza accordo del Regno Unito le cui conseguenze avrebbero pesato soprattutto sull’economia tedesca, esposta al rischio di una feroce concorrenza sleale. Infine, l’ultimo colpo della Cancelliera: la ripresa dei negoziati per l’Accordo sugli Investimenti UE-Cina, in stallo da oltre 7 anni, che, secondo le intenzioni, dovrebbe consentire alle imprese europee un maggior accesso ad alcuni settori, dal manifatturiero all’immobiliare, nel grande mercato cinese. Un annuncio che precede – forse a sorpresa - l’imminente insediamento del Presidente americano eletto, Joe Biden, e le dichiarazioni sul futuro corso dei rapporti con la Cina: lo stesso Biden si è dichiarato infastidito dall’intraprendenza e dall’autonomia europee. Non è, tuttavia, sorpresa bensì strategia quella di Angela Merkel che, con l’accelerazione sull’Accordo sugli Investimenti traccia le linee della posizione europea nella guerra commerciale Cina – Usa: inserire l’Europa quale terzo player nel gioco delle potenze economiche mondiali.
Quello appena terminato è stato dunque un semestre europeo letteralmente “tedesco”, del quale la Germania è stata guida e destinazione. L’Europa, nel suo complesso, ne esce probabilmente rafforzata, preparandosi ad affrontare una crisi economica e finanziaria più attrezzata di quanto lo fosse nel 2008. D’altra parte, viene spontaneo domandarsi quanta Germania ci sia nel disegno di questa nuova Europa e quanto l’Europa sia strumentale alla Germania per la difesa della propria economia, e non solo. Potrebbe, oggi, Angela Merkel ripetere quello che il suo predecessore amava affermare “non vogliamo un’Europa tedesca ma una Germania europea”? Con l’uscita del Regno Unito, una Francia in cerca d’autore e i molteplici “non pervenuti” (Italia e Spagna), l’Europa del 2021 dovrà trovare un contrappeso non trascurabile per non rischiare di essere fagocitata da Berlino. Le recenti vicende sull’acquisto di 30 milioni di dosi extra accordo europeo di vaccino anticovid hanno d’altra parte messo in luce la forza della Germania nello scrivere le regole e violarle all’occorrenza.